Dopo il Lussemburgo e New York la contesa legale che si è accesa intorno alla cessione del Milan nella giornata di oggi ha fatto tappa a Milano. Blue Skye si è rivolta infatti anche al tribunale del capoluogo lombardo per cercare di stoppare la cessione della squadra rossonera al fondo Redbird di Cardinale. Nell’udienza (durata meno di venti minuti), i legali di Blue Skye e della sua controllante Luxembourg Investment Company hanno rinunciato al ricorso (!) col quale chiedevano che il giudice adottasse un provvedimento d’urgenza per inibire l’esecuzione degli accordi sulla cessione del Milan da Elliott al fondo di Cardinale. Solo qualche giorno fa la stampa aveva dato per perfezionato l’affare con il fondo Elliott di Paul Singer per 1,2 miliardi di euro circa. Il motivo della rinuncia al ricorso? E’ molto semplice: la società lussemburghese ha preso atto, come emerso dall’udienza, che la compravendita è stata già perfezionata a fine agosto. Dunque non è possibile un ricorso di questo tipo. Una rinuncia arrivata soltanto oggi perché gli avvocati di Blue Skye, confrontandosi con quelli del gruppo Elliott, hanno preso atto che il closing si è perfezionato il 31 agosto scorso.
E allora perché presentare un ricorso diventato di fatto irricevibile? Il ricorso, a quanto si è saputo, era stato presentato prima che i rappresentanti di Blue Skye sapessero che era stata completata l’operazione. E un’iniziativa cautelare di questo genere non si può portare avanti se la vendita è già stata realizzata. Nel ricorso, le società lussemburghesi lamentavano, tra le altre cose, di non aver mai “potuto ottenere alcuna informazione su questa vendita, alla quale erano direttamente interessate” e parlavano di un’operazione “opaca”.
A Milano resta comunque pendente un procedimento, avviato sempre da Blue Skye nei confronti di Elliott e che riguarda un capitolo della vicenda: in particolare, un pegno.