Il re è tornato, anzi, forse non se n’era mai andato. Maledetti infortuni: non si fossero messi di mezzo, adesso Marcell Jacobs magari avrebbe aggiunto un’altra medaglia alla sua collezione già bella ricca di allori. Quello europeo gli mancava, ma ha impiegato poco per metterlo in bacheca: 10 netti in semifinale, 9”95 in finale e tanti saluti ai naviganti, con la compagnia britannica (ancora loro!) costretta ad arrendersi nonostante il lusinghiero 9”99 di Zharnel Hughes, unico a scendere sotto il muro dei dieci secondi, con il giovane Jeremiah Azu che grazie al primato personale di 10”13 s’è preso il bronzo.
Una finale regale da parte del poliziotto bresciano, che è partito abbastanza controllato andando però in testa dopo un terzo di gara e poi preferendo non esagerare negli ultimi 15 metri, con Hughes che ha avuto modo di avvicinarsi ma non al punto di potersi mettere davanti al rivale. Jacobs è diventato il quarto atleta nella storia a completare la doppietta olimpiadi-europei nello stesso biennio: prima di lui c’erano riusciti il tedesco Armin Hary, il russo Valeriy Borzov e l’inglese Linford Christie. Una compagnia di tutto rispetto, ma il talento di Marcell è ormai ben noto a tutto il mondo dell’atletica.
LA RISPOSTA AI CRITICI, LA TESTA ALLA 4×100 DI DOMENICA
Sorride l’Italia, così come prova a sciogliersi anche Jacobs, che dopo il mondiale indoor di Belgrado dello scorso inverno ha passato mesi non facili. Il taping incollato al polpaccio sinistro ne è una chiara riprova: acciacchi e problemi di ogni genere non ne hanno certo facilitato il compito nel corso di un’estate dove ha corso col contagocce, costretto a rinunciare a scendere in pista nella semifinale dei mondiali di Eugene per preservare i muscoli ed evitare guai peggiori.
Qualche sassolino che si è tolto dalla scarpa
Ringrazio chi mi critica e coloro che mi dicevano che avrei fatto meglio a non partecipare agli Europei: non sanno che così facendo mi hanno dato ulteriore carica, spronandomi a dare di più
dimostra che la tensione era quella giusta, così come la voglia di dimostrare di far vedere quanto vale: ha smentito tutti i detrattori, peraltro correndo dopo aver sofferto di un lieve risentimento tra la batteria di semifinale e la finale. E ha riportato l’Italia in cima al Continente da dove mancava da ben 44 anni nella gara regina, cioè dal successo di Pietro Mennea a Praga nel 1978. Adesso il finale di stagione di Marcell potrebbe riservare delle sorprese: l’idea di cimentarsi anche nei 200 lo stuzzica, ma dovrà capire intanto in che condizioni arriverà agli ultimi appuntamenti outdoor. E pensare anche a trascinare all’oro i compagni della 4×100 nella finale in programma domenica.