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Basket, Fontecchio come Baggio: maledetti tiri liberi

Essere andati a un tiro libero dalle semifinali non aiuta a lenire le ferite. Benché l’Italia del Poz nei quarti di Eurobasket sembrava dovesse recitare il ruolo dell’intrusa, almeno a sentire le previsioni degli addetti ai lavori, non offre alcun sollievo l’idea che in fondo quelli condannati a vincere fossero i francesi, e non gli italiani. Fa un male cane, insomma, essere usciti da un Europeo che gli azzurri hanno affrontato col coraggio e la sfrontatezza di chi non godeva di un briciolo di considerazione, buttando fuori prima il gigante Jokic e l’allegra combriccola serba, poi arrivando a un libero dal fare altrettanto con la Francia di Rudy Gobert, vice campione olimpica in carica (o prima del mondo degli “umani”: solo Team USA l’ha battuta a Tokyo). Essere tornati a casa con la sensazione di aver buttato via la qualificazione alla semifinale è un fardello col quale Pozzecco e i suoi ragazzi dovranno convivere a lungo, sebbene con quella di Berlino fanno quattro eliminazioni consecutive a Eurobasket ai quarti di finale (e pure alle Olimpiadi lo scorso anno l’avventura finì a un passo dalle semifinali). È diventata una maledizione, ma mai come stavolta il tabù è stato a un passo dall’essere infranto.

QUANDO IL DESTINO SI ACCANISCE CONTRO I MIGLIORI

L’abbraccio tra il c.t. e Nick Melli è la cartolina da tramandare ai posteri, l’immagine strappalacrime di un finale che doveva essere differente, viaggiando verso il tanto desiderato lieto fine. Ma se c’è un momento tecnico destinato a rimanere impresso nella memoria, allora i due tiri liberi falliti da Simone Fontecchio a 19 secondi dalla fine del match probabilmente contribuiranno a togliere sonno ai tanti appassionati. La sliding door di un Europeo nel quale il futuro giocatore degli Utah Jazz ha mostrato al mondo lampi di classe assoluta: 19.4 punti di media a partita, 4 rimbalzi e 2.7 assist, col 50% dal campo (il 45% dall’arco), rappresentano numeri da elite del basket continentale. Resterà però negli occhi di tutti quello 0/2 nel momento in cui sarebbe bastato un canestro per obbligare la Francia a cercare una difficile conclusione da tre punti, mentre con un 2/2 ci sarebbero stati due possessi di vantaggio per un’Italia a quel punto quasi certa di averla sfangata. Prima di quell’ultimo maledetto giro in lunetta, Fontecchio in 7 gare aveva segnato 19 dei 22 liberi tentati (86,3%): solo Spissu, ma con la metà dei tiri (9/10), aveva una percentuale migliore. È però una legge non scritta, ma sempre attuale, quella che a volte vede il destino accanirsi contro i migliori: capitò anche a Baggio nel 1994, quando a Pasadena in finale fallì il rigore che condannò definitivamente l’Italia contro il Brasile. Senza Baggio i compagni non sarebbero mai arrivati a giocarsi il Mondiale ai rigori, così come senza Fontecchio l’Italia del Poz non sarebbe arrivata a un libero dalla semifinale. Siamo schiavi dei numeri, ma è il talento che guida la storia. E per certi fuoriclasse non può e non deve esserci memoria corta.

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