ANCOR PRIMA DI COMINCIARE LA STAGIONE, INFURIA LA POLEMICA
Madre Natura con Kyrie Irving è stata decisamente benevola: di talento gliene ha accordato tanto, ma non necessariamente gli ha concesso il controllo totale sulle sue azioni, che troppo spesso è stato ostacolo e intralciato da questioni che con il campo poco hanno a che vedere. Ma Kyrie Irving, al netto di una mente che l’ha portato spesso a prendere decisioni controcorrente, rimane pur sempre un signor giocatore. Non a caso a Cleveland ricordano bene quando, grazie alla tripla sparata in faccia a Steph Curry a 50 secondi dalla fine di gara 7 delle Finals 2016, consegnò di fatto il titolo ai Cavs, spalleggiando a meraviglia LeBron James in una serie nella quale seppe far vedere cose dell’altro mondo (indimenticabili gli 82 punti combinati di gara 5, con 41 a testa). Da allora però Irving s’è un po’ perso, vittima anche di decisioni non sempre rivelatesi vincenti: l’addio ai Cavs nell’estate del 2017 fu la prima di queste, con Boston che l’accolse alla stregua di un oracolo, salvo poi lasciarlo andare senza troppi rimpianti due anni dopo, destinazione Brooklyn. Dove la scintilla non è mai davvero scoccata, un po’ perché la presenza di Durant ha finito per soggiogarlo più del dovuto, un po’ perché la scelta di non vaccinarsi l’ha di fatto estromesso dalla stagione passata, dove ha giocato a singhiozzo e dove non ha mai inciso abbastanza. La stagione alle porte dovrebbe rivelarsi differente, con i Nets decisi a smentire i detrattori in virtù dei rientri a tempo pieno delle sue tre stelle (appunto Irving, Durant e Simmons), ma per Kyrie le bordate non sono finite.
LE QUESTIONI IRRISOLTE CON I NETS, L’ATTACCO DI JABBAR
Intanto, c’è da ricostruire il rapporto con i compagni: con Durant la tregua dovrebbe reggere (salvo se arrivassero sconfitte frequenti…), con Simmons non si delineano problemi, mentre altri giocatori della rotazione di Nash potrebbero avere qualcosa da ridire. Ecco, proprio Nash è l’altro vero punto di domanda: il rapporto con Irving appare logoro da tempo, al punto che la mancata trade estiva (è risaputo che Kyrie voleva andare ai Lakers, che pure non sono riusciti a liberarsi di Westbrook e fargli spazio) ha finito per obbligare entrambi a condividere ancora lo stesso palazzetto. Nash non si era opposto alla sua partenza, ora dovrà tentare di ricostruire un’intesa che appare assai complicata. E poi non manca giorno in cui qualcuno non se la prenda con il “povero” Irving: Kareem Abdul-Jabbar è stato l’ultimo in ordine di tempo ma c’è andato giù pesante: “Non avesse così tanta influenza sui giovani, che l’ammirano come atleta, Kyrie Irving verrebbe considerato un buffone comico. Col suo modo di fare ha rovinato la reputazione di tanti atleti. Anche professarsi “martire” per via della sua teoria no-vax ha dimostrato quanto non gliene importi niente della vita e della salute altrui. Ma lui è ricco e se l’è sempre cavata. Per questo dico ai suoi sponsor di mollarlo e isolarlo, una volta per tutte”.