C’eravamo lasciati così: Steph Curry che abbraccia in un braccio il Larry O’Brien Trophy e dall’altro il Bill Russell Trophy, vale a dire i trofei assegnati alla squadra vincitrice delle Finals (i Golden State Warriors) e quello riservato all’MVP della serie di finale, appunto vinto dalla guardia dei Warriors. Storia vecchia quattro mesi, ma di acqua ne è passata tanta sotto i ponti: l’NBA è un mondo frenetico che non ammette pause e lascia indietro tutto quel che trova con la voracità di un uragano. La nuova stagione, che parte nella notte italiana proprio con le sfide tra Celtics-Sixers e Warriors-Lakers, al solito è piena di novità e di prospettive intriganti. Difficile dire chi abbia più chance di ambire all’anello: non c’è una vera favorita, e questo perché il livello s’è alzato a dismisura un po’ in tutte le direzioni, con i Warriors che hanno perso un paio di pedine nelle rotazioni (Payton II e Porter jr.) e che sono alle prese con turbolenze interne dopo uno scontro in allenamento tra Green e Poole, che pure sembrerebbero aver fatto pace. Alla fine la sensazione è che vincerà chi arriverà meglio a primavera, perché è lì che i conti dovranno tornare per davvero: Golden State la scorsa stagione ha vinto proprio perché ha raggiunto il picco di forma a maggio inoltrato, e per farlo servono bravura, intelligenza e una buona dose di fortuna. Una dote sulla quale puntano tutte le rivali.

A Ovest, tutti gli occhi guardano a quel che accadrà a Los Angeles: i Lakers di LeBron e Davis dovranno fare i conti con gli acciacchi e un Westbrook che vive quasi da separato in casa, mentre i Clippers si presentano tirati a lucido con il rientrante Kawhi Leonard, più Paul George e John Wall, puntando dichiaratamente ad andare all in. Più difficile che a Phoenix possano ripetere la grande stagione regolare dell’anno passato, con Paul, Booker e Ayton che forse sanno di aver perso il treno. A Dallas confidano in Doncic (l’aggiunta di Wood basterà per fare il salto di qualità?), a Memphis ci sono tanti giovani e Ja Morant promette battaglia. E poi occhio ai Pelicans, con Zion Williamson chiamato a dimostrare di poter essere considerato una star (se integro). A Est c’è molto più affollamento: Boston ha vissuto un’estate piena di problemi con la sospensione di coach Udoka e gli infortuni di Gallinari e Williams III, Brooklyn è passata dalla smobilitazione al ritrovarsi con Durant, Irving e Simmons ai blocchi di partenza (dovessero funzionare, auguri agli avversari), Phila con Embiid, Harden e Tucker vuole puntare in alto e pure Miami ha ambizioni importanti (ma Butler e Adebayo hanno bisogno del miglior Herro). E poi c’è Milwaukee, con Antetokounmpo che ha sete di riscatto dopo la beffa dell’anno passato. C’è anche un po’ di Italia: Paolo Banchero, prima scelta al Draft di Orlando, vuole stupire da subito, mentre Simone Fontecchio ai Jazz trova una squadra senza assilli di classifica e può crescere bene. Per le sentenze, appuntamento a giugno.