BOXE, RIVINCITA USYK-JOSHUA: L’INCONTRO PIÙ ATTESO DELL’ ANNO
Non c’era certo bisogno di una guerra per alimentare ulteriormente l’hype attorno all’incontro di boxe più atteso dell’anno. Perché in fondo bastava già l’epilogo sorprendente della prima sfida per considerare la rivincita tra Oleksandr Usyk e Anthony Joshua un evento nell’evento. Mediatico, innanzitutto, perché il sultano dell’Arabia Saudita ha investito oltre 150 milioni di dollari pur di far si che il ring della sfida fosse situato a Ryad, terra di scarsa tradizione pugilistica, ma per una sera vero e proprio ombelico del mondo. Oltre 190 paesi collegati e potenziale due miliardi di telespettatori: in un periodo storico un po’ avaro di personaggi che bucano lo schermo, la boxe (forse) non avrebbe potuto chiedere di meglio. Perché se fino allo scorso settembre la sfida per il regno dei pesi massimi era sostanzialmente una questione sportiva o poco più, adesso ha una connotazione anche politica che la pone sotto una luce differente, alimentando però molta più curiosità e attenzione. Sul ring la battaglia sarà solo agonistica, ma la sfida ha già travalicato da un pezzo le corde del quadrato.
USYK, UN UCRAINO IN MISSIONE PER IL SUO POPOLO
Perché Usyk, il campione in carica, è nato a Sinferopoli, in Crimea, ed è fieramente cittadino ucraino. Tanto che alla fine di febbraio, quando restava solo da scegliere la data del rematch, non ci pensò su un solo istante a rispondere all’invito del premier Zelenksi ad imbracciare le armi. Usyk lo fece arruolandosi in un battaglione di difesa, ma dopo un mese venne dispensato dal governo proprio per potersi allenarsi in vista della seconda sfida con Joshua. Perché una vittoria del campione WBA, IBF, WBO e IBO sarebbe un messaggio forte per far conoscere al mondo la resilienza e la forza del popolo ucraino. Usyk si sente in missione per il suo popolo e s’è preparato come mai aveva fatto prima con sessioni di allenamento massacranti che hanno contemplato nuoto, corsa nei boschi, ripetute in pista e persino esercitazioni subacquee per migliorare la propria lucidità in apnea. Joshua dalla sua ha tutto (o quasi) da perdere: il ko. di settembre è stato uno shock che ha portato al cambio di allenatore (via Bob McCracken, dentro il guru messicano Robert Garcia) e a un diverso approccio a un match apparentemente assai equilibrata. Il britannico è più grosso come stazza (8 cm più alto e con un allungo superiore) ma meno talentuoso e mobile dell’ucraino, che essendo mancino risulta scomodo da affrontare. Probabile che rispetto alla prima sfida si prenderà qualche rischio in più, magari cercando in fretta il ko., consapevole però che nei round finali potrebbe pagare lo sforzo a caro prezzo. Ma i 90 milioni della borsa li metterà comunque in tasca (60 Usyk).