A 51 ANNI IL VENETO HA APPESO LA BICILETTA AL CHIODO
Domenica scorsa al Veneto Classic, la gara che di fatto ha chiuso la stagione del ciclismo professionistico, su 112 partenti ben 90 nel 1992 non erano ancora nati. Il 1992 non è una data presa a caso: è l’anno in cui Davide Rebellin entrava nel mondo dei grandi, inteso come il circuito professionistico di un ciclismo che in 30 anni è cambiato radicalmente, ma che fino a poche ore fa poteva dire di avere nel corridore veneto un punto di riferimento. Dopo 31 stagioni, la carriera di Rebellin è giunta al termine, stavolta per davvero: a 51 anni scende di bicicletta ma non per questo intende lasciare il mondo del pedale, pronto a tuffarsi in nuove esperienze. Di sicuro il circuito pro perde uno dei suoi simboli, anche perché a quel’età di solito la pensione per un ciclista è arrivata da un pezzo. Rebellin ha corso l’ultima stagione con la maglia della Work Service Vitalcare Vega, formazione Continental che gli ha permesso di poter competere in tante corse importanti, magari un po’ di secondo piano ma non per questo prive di tanti campioni. L’ultima, tanto per dire, ha visto la vittoria di Marc Hirschi, non proprio l’ultimo degli arrivati: Rebellin l’ha chiusa al 30esimo posto, omaggiato al traguardo con tutti gli onori del caso.
L’AMORE (COMPRESO TARDI) PER LE CLASSICHE DEL NORD
La sua è stata una carriera assai particolare, cominciata 3 giorni dopo la prova in linea alle Olimpiadi di Barcellona dove partiva con i favori del pronostico, ma dove vinse il compagno di nazionale Fabio Casartelli (e già qui scende una lacrimuccia). Con la GB-MG Maglificio si ritrova subito in squadra con Chioccioli, Ballerini e Cipollini, ma la sua indole di finisseur è ancora lungi dal venir fuori: a inizio carriera Rebellin va forte nelle grandi corse a tappe (sesto al Giro del 1996, dove vince la sua unica tappa e indossa per sei giorni la maglia rosa, settimo alla Vuelta di quell’anno), poi però capisce che nelle corse di un giorno può rendere di più. La Tirreno-Adriatico vinta nel 2001 lo convince che la primavera è la sua stagione migliore: comincia a correre tanto in Belgio e i risultati arrivano per davvero, con la Liegi 2004 come punto più alto in mezzo a ben tre Freccia Vallone e una Amstel Gold Race. Nell’epoca di Bettini, Cunego e Di Luca, Rebellin è tutt’altro che una comparsa: nel 2008 alle Olimpiadi di Pechino è una delle punte della nazionale di Ballerini e l’argento lo ripaga degli sforzi fatti. Quella medaglia però gli verrà revocata l’anno seguente per via del coinvolgimento nello scandalo doping legato alla sua squadra (la Gerolsteiner), una macchia con la quale dovrà convivere per il resto della carriera. Quella a grandi livelli si chiude lì, ma per più di 10 anni Rebellin continua a correre all’estero, senza mai restare troppo a guardare, esempio di resilienza.