COMMISSARI PASTICCIONI E DECISIONI TARDIVE: CREDIBILITÀ A PICCO
Chi pensava di averle viste tutte a Monza, beh, magari si sarà meravigliato di vedere quel che i vertici della nuova Formula Uno hanno deciso di mandare in onda in mondovisione da Marina Bay. Dove anziché chiudere un gran premio dietro a una safety car si sono portati avanti col lavoro prima, facendola entrare a singhiozzo e poi finendo per imbottigliarsi (letteralmente) dietro a un cavillo regolamentare che pure, essendo tale, avrebbe meritato di essere azionato, evitando di lasciare sub iudice il verdetto di una corsa al solito bella e imprevedibile. Decidere di non decidere non è mai la risposta appropriata ai perché della vita: i commissari di gara hanno preferito la via più breve per tirarsi fuori dall’impiccio, senza rendersi conto che così facendo hanno peggiorato la loro fedina di credibilità, che già rasentava lo zero. Sergio Perez a Singapore ha vinto perché s’è dimostrato il più forte, ma ai conteggi finali mancano comunque quei due secondi e mezzo di penalità che avrebbero in realtà consegnato la vittoria a Charles Leclerc. Perché il regolamento parla chiaro: Perez è stato pizzicato per due volte troppo vicino alla safety car, ignorando la distanza minima dalla vettura di sicurezza, e questo avrebbe dovuto comportargli due sanzioni da 5 secondi ciascuna. I commissari gliene hanno comminata solo una, più una reprimenda, e la cosa sembra essere stata fatta e pensata proprio per evitare di riscrivere il podio finale dopo che la cerimonia dello champagne. Sarebbe bastato decidere subito, e non attendere la fine della gara, per evitare imbarazzi e punizioni tagliate su misura. Ma la Formula Uno del terzo decennio del nuovo millennio pare fondata sulle contraddizioni più astruse.
SUL BUDGET CAP LA FIA SI GIOCA MOLTO DEL SUO FUTURO
Perché un campionato che non fa rispettare le regole è inevitabile che perda credibilità agli occhi di milioni di appassionati, che non chiederebbero nulla più di una competizione equa e ordinata. In settimana peraltro la FIA sarà chiamata a deliberare sullo sforamento del budget cap da parte di RedBull e Aston Martin, altro passaggio chiave per “salvare” un circus che rischia il collasso, qualora venisse licenziata la cosa con una semplice ammenda pecuniaria (in ballo ci sono almeno tre titoli mondiali). Liberty Media, anziché salvarla, sta portando la Formula Uno in un limbo dal quale rischia di non risalire, se non a costo di immani sacrifici. E a qualcuno magari potrebbe venir voglia di scappare, stavolta per davvero: di sicuro non alla Ferrari, che pure anche a Singapore ha mostrato tutti i suoi limiti, con Leclerc bruciato al via da Perez e incapace poi di rimettere il naso davanti. Ma la Formula Uno sa di avere più di un problema: prima o poi dovrà fare i conti con se stessa.