Non gioca titolare in Superlega, ma ha già vinto un Europeo da protagonista e adesso s’è portato avanti per mettere una medaglia mondiale al collo. La vita a volte è davvero strana, ma quando si parla di Yuri Romanò bisogna pensare che lo sia anche di più. Perché si fa una fatica bestiale nel comprendere come sia possibile che un ragazzo capace di spaccare in due al quinto set una finale di un campionato europeo (quella 2021 contro la Slovenia, a Lubiana) e di ribaltare letteralmente i campioni olimpici della Francia in un quarto di finale mondiali (per certi versi più simile a una finale) non abbia ancora un posto fisso in un sestetto del campionato italiano. Dove pullulano stranieri in arrivo da ogni parte del globo, ma dove Romanò deve sostanzialmente fare la riserva di qualche altro elemento che adesso se ne sta seduto davanti alla tv ad ammirarne i numeri debordanti mandati a referto contro i transalpini: 23 punti (top scorer di serata), 100% in attacco nel primo set, quattro battute determinanti per girare il quarto parziale e indirizzare i compagni verso un clamoroso trionfo. Se c’era bisogno ancora di avere una conferma del suo talento e della sua capacità di fare la differenza, anche i più esigenti sono stati serviti. E con Yuri l’Italia del volley adesso può sognare di tornare sul trono mondiale, 24 anni dopo l’ultimo acuto della “generazione di fenomeni”.
LA LUNGA GAVETTA, LA SVOLTA CON FEFÈ E L’EREDITÀ DELLO ZAR
Quando De Giorgi e compagni facevano incetta di titoli in giro per il mondo, Romanò era ancora un bimbo in fasce, Brianzolo, classe 1997, da piccolo ha coltivato come gran parte dei suoi coetanei la passione per il calcio (è tifoso interista: almeno mercoledì sera lui s’è consolato…), tanto che la pallavolo l’ha scoperta relativamente tardi: a 15 anni è entrato a far parte delle giovanili del New Team Bollate, e due anni dopo ha esordito in prima squadra in B2. Poi ha vestito le maglie di Brugherio, Potentino, Olimpia Bergamo ed Emma Villas Siena, salendo fino all’A2 e trovando spazio anche nelle nazionali giovanili, dall’Under 17 fino all’Under 21. È con l’avvento di De Giorgi sulla panchina azzurra, però, che la sua carriera ha spiccato definitivamente il volo: prima ancora di esordire in Superlega con la maglia di Milano il commissario tecnico lo porta agli Europei, e lui lo ripaga soprattutto in finale, decisivo con il suo servizio spacca tutto nel quinto set. Per fargli spazio Fefè rispedisce a casa persino Zaytsev, col quale Yuri ha condiviso l’avventura in Nations League, ma il quarto di finale con la Francia ha tutta l’aria di aver rappresentato per lui una sorta di definitiva consacrazione. Per suggellare il tutto ci starebbe da Dio un titolo iridato: Slovenia e compagnia cantante sono avvisate.