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Wrestling, addio alla leggenda giapponese Antonio Inoki

Di tutti i record, gli onori e le vittorie ottenute sul ring, c’è n’è una di cui forse Antonio Inoki andava fiero sopra ogni ragionevole dubbio: l’aver battuto l’Uomo Tigre all’interno del cartone animato manga più conosciuto al mondo, almeno nel mondo delle arti marziali. Che poi, a pensarci bene, di questo universo Inoki è stato uno dei padri putativi: se esistono oggi le Mixed Martial Arms (MMA, appunto) lo si deve anche a lui e soprattutto a quell’incontro storico avvenuto a Tokyo il 26 giugno 1976, quando lo sfidante sul ring rispondeva al nome di Muhammad Alì e il match venne disputato con regole mai viste prima. Venne ribattezzata “la guerra dei mondi”: Inoki poteva colpire solo con i calci, e con un ginocchio appoggiato a terra, Alì poteva andare con i pugni. Ne mise a segno 6, contro gli oltre 100 calci portati dal rivale nipponico. Ma il match finì in parità e ancora adesso si discute se quel verdetto fu una farsa o qualcosa di più serio. Di sicuro quel giorno si gettarono i primi semi di ciò che sarebbe poi la MMA, anche se Inoki è sempre rimasto fedele al suo essere wrestler fuori e dentro il quadrato.

DAL SUCCESSO NE “L’UOMO TIGRE” ALLA SFIDA CON ALÌ

La scomparsa di Antonio Inoki, il cui vero nome era Kanji Inoki e che una volta convertitosi all’islam sarebbe diventato Muhammad Hussain Inoki (senza però mai rinnegare le sue origini buddiste), ha riannodato i fili con un passato che per molti adulti produce solo bei ricordi. Perché Antonio, che scelse questo nome in onore del wrestler italo argentino Antonino Rocca, è stato davvero uno dei primi grandi eroi del wrestling moderno, anche televisivamente parlando. E non sorprende che gli sceneggiatori de “L’Uomo Tigre” decisero di farlo diventare il co-protagonista di uno dei manga di più grande successo, l’unico ad aver battuto il personaggio principale in un combattimento (i due poi diventeranno grandi amici).

Nato in Giappone nel 1943, emigrato da bambino in Brasile dopo la morte del padre, politico e attivista (scomparso per via di un infarto), Inoki si appassionò alle arti marziali cominciando con il karate, ma venne poi letteralmente “rapito” dal wrestler Rikodozan, che di fatto ne ispirò tutta la carriera. Divenne un volto noto nell’America degli anni ’70 e 80’, grazie anche ai primi programmi tv dedicati alla disciplina. L’incontro con Alì gli diede ulteriore fama, ma a quella contribuirono anche le sfide con The Great Antonio, Andre The Giant, Hulk Hogan e l’ultima (1995) con Ric Flair davanti a 190.000 persone. Si dedicò anche alla politica creando il Partito della Pace e dello Sport, e poi nuovamente eletto a 70 anni con il Partito della Restaurazione. Inoki era un uomo d’altri tempi, ma la sua leggenda è destinata a restare per sempre.

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