Inutile dirlo, quando si parla di Boxing Day la mente di tutti gli amanti del calcio va indubbiamente alla Premier League. Ed è corretto, perché il campionato inglese è l’unico, dal 1860, che gioca ogni 26 dicembre dell’anno. In un giorno che solitamente, per noi italiani, invece, è di assoluta festa.
BOXING DAY, PERCHÉ SI CHIAMA COSÌ
Tutti lo chiamano – giustamente – Boxing Day. Ma pochi, forse, ne conoscono la storia e la motivazione. L’origine del nome, infatti, risale ai tempi in cui era usuale nel giorno di Santo Stefano, appunto il 26 dicembre di ogni anno, regalare doni ai propri dipendenti o ai membri delle classi sociali più povere preparati in degli appositi “box”. In particolare, era consuetudine delle famiglie agiate britanniche preparare delle apposite scatole con all’interno alcuni doni e avanzi del ricco pranzo di Natale, da destinare al personale di servizio a cui era concesso libero il giorno successivo al Natale, per far visita alle proprie famiglie. Tradizione che ovviamente non aveva nulla a che vedere con il mondo del calcio, ma che proprio il mondo del pallone è stato bravo, invece, negli anni a fare propria nel corso degli anni.
BOXING DAY, LA PRIMA GARA DELL’ANNO
La prima partita ufficiale nella storia del calcio, secondo gli storici, fu quella tra Sheffield FC e l’Hallam FC, in un doppio match disputato tra il 25 e il 26 dicembre e vinto dai The Blades per 2-0. Inizialmente il Boxing Day era previsto soltanto a livello amatoriale ma poi, a partire dal 1888, vennero coinvolti anche i campionati professionistici.
BOXING DAY, IN ITALIA ESPERIMENTO FALLITO
Esperimento ripetuto anche in terra nostrana, con scarsi risultati però. Difatti, soltanto una volta nella storia del calcio italiano si è giocato nel giorno di Santo Stefano: nel 2018. Esperimento, purtroppo, considerato fallito, dati gli episodi avvenuti durante Inter-Napoli (violentissimi scontri fra le due tifoserie con un ultrà varesino che perse la vita prima e cori razzisti rivolti a Kalidou Koulibaly durante la partita poi).