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Calcio, Gianni Infantino e quel Selfie intriso di critiche

Non si placa la bufera che ha inghiottito il presidente della Fifa, Gianni Infantino, al centro delle polemiche per alcuni selfie scattati durante la veglia funebre di Pelè, a Santos. 
Lui si è giustificato così: “Me l’hanno chiesto i suoi compagni di squadra e i suoi familiari. E io ho accettato”, ha dichiarato Infantino, che si era recato allo stadio Vila Belmiro a Santos, sede della veglia funebre. Le immagini della massima carica del calcio impegnato a scattare foto con il cellulare assieme ad alcuni presenti, a pochi metri dalla salma di Pelè, hanno fatto il giro del mondo facendo esplodere polemiche e rimproveri nei confronti di Infantino. “Se essere d’aiuto a un compagno di squadra di Pelè genera critiche, allora sono felice di subirle”, ha tagliato corto il presidente della Fifa, dichiarando di essere stato avvicinato da alcuni vecchi calciatori del Santos, compagni di squadra di Pelè ai tempi del Santos e di aver scattato anche alcune foto con i familiari del grande campione, probabilmente affascinati dalla presenza di Infantino.
Ma lui sorridente, telefono tra le mani, con Pelè morto, lì a pochi metri, non è sicuramente un’immagine edificante per un personaggio così mediaticamente esposto come Infantino. A innescare la miccia che ha fatto deflagrare la “bomba” è stato un commento di Arnaud Bedat, giornalista francese: “Che indegno, che vergogna”, ha twettato, seguito a ruota da altri commenti che non lasciano spazio ad altra interpretazione. Tra questi anche alcuni post di tifosi brasiliani, come ad esempio: «Alla veglia per Pelé, il contrasto tra i suoi fan che dicono arrivederci al loro idolo, e i businessmen del calcio, come Infantino, che saltano di foto in foto». O ancora: “La persona morta è meno importante. È un oggetto di scena”, ha scritto il giornalista italiano Fabrizio Biasin. La Fifa si è pure difesa, spiegando che il telefono che si vede nelle immagini non sarebbe quello personale di Infantino, bensì un cellulare di un ex compagno di squadra di Pelè. Ma ce n’era proprio bisogno?
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