Otto persone sono state rinviate a giudizio per la morte di Diego Armando Maradona, scomparso il 25 novembre del 2020 per un edema polmonare acuto dovuto a un’insufficienza cardiaca cronica. Gli inquirenti hanno chiuso il cerchio sui potenziali responsabili della morte del Pibe de Oro, iscrivendo nel registro degli indagati otto persone, accusate di omicidio colposo semplice e rinviati a giudizio.
Per la legge argentina gli accusati rischiano una condanna che va dagli 8 ai 25 anni di carcere. Martedì scorso la Camera d’Appello e Garanzia di San Isidro ha mandato a processo il neurochirurgo Leopoldo Luque, medico di famiglia, e la psichiatra Augstina Cosachov, che avevano in cura Maradona, oltre a sei operatori sanitari (lo psicologo Carlos Diaz; il medico Pedro Di Spagna e i membri dello staff medico Ricardo Almiron, Gisela Dahiana Madrd, Nancy Forlini e Mariano Perroni), tutti legati a Maradona negli ultimi mesi di vita, con l’accusa di aver causato la morte dell’ex calciatore di Barcellona, Napoli e della nazionale argentina.
L’accusa aveva già chiesto il rinvio a giudizio per gli 8 indagati, che avevano presentato appello. Respinto per tutti dalla Camera d’Appello e Garanzia composta dai giudici Carlos Fabian Blanco, Gustavo Adrian Herbel ed Ernesto Garcia Maanon, che hanno accolto la richiesta dei tre pubblici ministeri Ferrari, Capra e Irribarren.
Si andrà a processo, dunque, anche se manca la data per il primo grado. Maradona è stato vittima di un omicidio semplice con eventuale dolo. Per la difesa e per gli inquirenti poteva essere salvato, senza la negligenza dei medici che lo avevano in cura.