Il problema è più grave di quanto si potesse immaginare. Siamo di fronte a ragazzi giovani, milionari, incatenati dal vizio del gioco. Ludopatici gravi. Vale per Nicolò Fagioli, che ha autodenunciato la sua condizione di giocatore incallito, capace di giocare fino a un milione di euro in un anno e perdere tutto, più di quanto guadagna alla Juventus. Ma vale anche per Sandro Tonali, che in estate ha preso la via di Newcastle, pagato a peso d’oro dagli inglesi pur di strapparlo dal Milan.
Pure lui ha accettato di farsi assistere da un esperto in materia, di autodenunciare il suo vizio del gioco, pur ammettendo solo di aver puntato su siti illegali, ma su partite di poker e blackjack, come ammesso pure da Nicolò Zaniolo, l’altro “pezzo grosso” di una vicenda che rischia di avvolgere anche procuratori e altri personaggi legati al calcio italiano.
Le Procure, intanto, sono a lavoro per capire se i tre abbiano scommesso per o contro le loro squadre. Dovessero essere riscontrate puntate di questo tipo, non ci sarebbe spazio per alcuno sconto di pena, obiettivo di Fagioli e Tonali, che rischiano 3 anni di squalifica. Anzi, ci troveremmo di fronte alla possibilità concreta di frode sportiva e cambierebbe tutto.
Tutto ruoterebbe attorno a un’applicazione che permette di scommettere online. Fagioli l’avrebbe fatta scaricare a Tonali (e forse pure a Zaniolo). L’attività è emersa dopo la consegna dello smartphone agli inquirenti, da parte di Fagioli, già ascoltato dal procuratore federale Chinè, che a breve ascolterà pure Tonali e Zaniolo, per vedere se le dichiarazioni di Fagioli combaciano con le loro. Intanto, l’avvocato di Zaniolo, Gianluca Tognozzi, ha spiegato che il suo assistito non ha mai scommesso su partite di calcio e che rischierebbe al massimo un’ammenda di poche centinaia di euro, a patto che non ci sia reiterazione del reato.