Anche gli ultimi dubbi sono stati fugati. Gianluigi Buffon ha deciso: lascerà il calcio giocato e si dedicherà alla nuova carriera da dirigente. Roberto Mancini lo vuole capo delegazione della Nazionale, l’incarico che fu del compianto Gianluca Vialli.
A 45 anni, Buffon ha scelto di appendere le scarpe al chiodo, nonostante un altro anno di contratto col Parla, che rescinderà nelle prossime ore. Sono stati mesi di riflessione per l’ex portiere di Juventus, Psg e Nazionale; settimane di pensieri, di tentennamenti, di rifiuti: gli arabi gli avevano offerto la possibilità di chiudere la carriera in mezzo a tanti altri campioni. Buffon ha declinato l’invito, trincerandosi dietro ai suoi dubbi e ai suoi silenzi. Manca soltanto l’ufficialità, che arriverà nei prossimi giorni, quando Buffon, probabilmente, terrà una conferenza stampa di addio. Non sarà facile smettere dopo 28 campionati da professionista, dal 1995 al 2023, dal Parma al Parma, che avrebbe voluto riportare inSerie A. Obiettivo mancato, così come quella Champions League che gli è sfuggita dalle mani in tre occasioni con la Juventus. Si è rifatto vincendo un Mondiale nel 2006, da protagonista: indimenticabile quella parata sul colpo di testa di Zidane in finale contro la Francia. Solo Cannavaro, straordinario pure lui in terra tedesca, avrebbe potuto portargli via il pallone d’oro, e così fu.
Buffon saluterà dopo aver vinto quasi tutto, a iniziare dai 10 campionati di Serie A (è il calciatore che l’ha vinta più di tutti). Si ritira detenendo la striscia di imbattibilità più lunga della massima serie (974 minuti). La nuova vita riparte dalla Nazionale, non più con indosso la maglia azzurra (recordman per presenze, 176, di cui 80 da capitano), ma quella di capo delegazione. Il primo obiettivo: la qualificazione ai prossimi campionati europei.
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