Neppure il più ottimista dei tifosi interisti (e, viceversa, il più pessimista dei milanisti) avrebbe immaginato un epilogo simile per un derby d’alta quota. Invece l’Inter (ma pure il Milan, in negativo) ha scompaginato definitivamente i piani scudetto, surclassando i rivali sul piano del gioco, delle occasioni da rete e del risultato: un 5-1 che non ammette repliche e che lancia l’Inter in vetta a punteggio pieno e lascia al Milan domande da affrontare e risposte da dare.
Simone Inzaghi ha fatto scacco matto a Pioli, ancora una volta. E il tecnico rossonero è finito sul banco degli imputati per l’aspetto tattico che non ha convinto nessuno. Il Milan è stato spaccato in due dal gioco in verticale dell’Inter, dalle ripartenze letali, dalla furia agonistica del centrocampo nerazzurro, che ha stravinto il confronto con quello rossonero, uscito benissimo dal primo trittico di gare stagionali, ma assolutamente deludente sabato scorso.
Inzaghi si gode una difesa a tenuta stagna (Sommer ha subito un solo gol in 4 gare), un Mkhitaryan in forma strepitosa (due gol e l’assist a Frattesi, che di questo passo dovrà faticare il doppio per prendersi la titolarità dell’armeno), un Lautaro leader a tutto campo e un Thuram sorprendente, autore del gol più bello della serata, con un siluro preciso, imprendibile per Maignan, finito all’incrocio dei pali.
Poco da salvare per Pioli, se non il gol di Leao che ha riaperto la gara, prima che venisse chiusa dalla furia nerazzurra. Giroud è stato annullato dalla difesa interista e si è visto solo con l’assist per il portoghese. Male il centrocampo, anonimo Pulisic, inconcludenti i subentrati. Il Milan esce ridimensionato dal derby, ma rimane squadra da vertice. L’Inter vola sulle ali dell’entusiasmo, ma sente il fiato sul collo della Juventus. Tutto è ancora aperto, ma il derby ha già detto tanto.