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Il sogno di vedere Messi e Ronaldo in finale svanisce ai Quarti

Questa finale non s’ha da fare, né domani né mai. Diciamoci la verità, in questo Mondiale anomalo per natura, discusso, giocato in un paese esotico, senza tradizione calcistica, in un periodo totalmente diverso dall’ordinario, e senza Italia, solo una favola dal lieto fine come la potenziale finale fra Argentina e Portogallo, ovvero Leo Messi contro Cristiano Ronaldo, poteva mettere tutti d’accordo per dare un senso ad una competizione che, forse, un senso non ce l’ha. Predisposti a credere a tutto, persino alle favole, vedevamo questa ipotetica finale come l’epilogo ideale di una rivalità storica, generazionale, in grado di segnare indelebilmente gli ultimi vent’anni delle nostre vite, e dello sport in generale.

Un capitolo fra i più belli della storia pedatoria, con Messi all’ultimo tango per avvicinarsi all’inavvicinabile Maradona, e Cristiano all’ultima, ennesima, rivalsa contro di un’opinione publica che – al netto di tutti i suoi trionfi – gli ha sempre richiesto la conferma delle sue fortune, quasi trattandolo diversamente dal suo alter ego argentino. Messi-Cristiano per l’ultimo atto, con in palio la coppa, avrebbe avuto la rilevanza di un Foreman-Cassius Clay a Kinshasa, di un Senna-Prost a Suzuka, di un Agassi-Sampras a Wimbledon, o un Nadal-Federer al Rolland Garros. Una rivalità leggendaria, ineguagliabile, unica e in grado di segnare un’era di sport, come le altre sopracitate. La chiusura di un cerchio. Il Qatar sarebbe servito a sciogliere l’enigma più grande, ossia quale dei due è il più forte. E per un poco questa illusione ha strisciato nei desideri più reconditi degli sportivi di tutto il mondo. Ma non avrà risposta, sfumata nel vento del deserto qatarino.

La chiusura del cerchio infatti non ci sarà, la partita da mille e una notta rimarrà solo fantacalcio da videogiochi per gamer. Messi però continua nella sua chimera, nel suo folle volo verso la Coppa del Mondo con la sua Seleccion, per prendersi un mondo che già l’avevo scelto fin da subito, dalle prime magie col Barcellona. Cristiano invece se ne va, con le lacrime agli occhi e sconfitto dal Marocco, portandosi dietro tante risposte impossibili, per salutare tutto e tutti dopo le polemiche sul suo utilizzo in corso d’opera. Riprenderà il suo viaggio su questo lunghissimo viale del tramonto, verso un orizzonte arabo fatto di petroldollari, e nostalgia.

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