Serie A

Disastro Juve. Chi è il vero colpevole?

Presa a pallonate pure dal Maccabi Haifa, distante 10 punti dal primo posto in campionato e con un piede e tre quarti fuori dalla Champions League (è a rischio pure il terzo posto e il salvagente Europa League), la Juventus ha deciso di dare ancora fiducia a Massimiliano Allegri.
L’allenatore livornese rimane saldamente ancorato alla sua panchina, ma ormai ha perso la bussola di una squadra in balia delle onde e delle contestazioni. Imbarazzante la prestazione offerta in Israele, la peggiore della stagione, ancora più brutta di quella vista a Monza o contro il Milan. La Juventus è in crisi nera, perde in campo e in Borsa: da giugno c’è stato un crollo di oltre il 33%. Eppure Allegri non si tocca, non fosse altro per quell’accordo firmato fino al 30 giugno 2024 a cifre altissime (8 milioni di euro a stagione). Cacciare via il tecnico significherebbe affrontare un bagno di sangue che, il club bianconero, che ha registrato un passivo pesantissimo (oltre 250 milioni di rosso) nell’ultimo bilancio, non può permettersi. E così, nel nome del “sono tutti colpevoli” la Juventus rimane ostaggio di Allegri che, dal canto suo, non ha nessuna intenzione di dimettersi e sente ancora di poter dare una svolta alla stagione dei bianconeri. Intanto l’allenatore ha perso Di Maria per un grave infortunio muscolare, proprio quando l’argentino era prossimo al rientro in campionato dopo due turni di squalifica. La corsa Scudetto è ormai compromessa: il Napoli viaggia a vele spiegate, la Juventus arranca e ha vinto solo 3 volte in 9 giornate. La Champions League sta per scivolare via: servono 2 vittorie (a Lisbona contro il Benfica – con 2 gol di scarto – e in casa contro il Paris Saint Germain, ma potrebbe non bastare) per accedere al turno successivo. Un miracolo. L’unica decisione assunta dal presidente Andrea Agnelli, che ha parlato di “vergogna” nell’immediato post gara di Haifa, e dallo staff tecnico è il ritiro fino al derby contro il Torino, con la speranza di recuperare Pogba e Chiesa in tempi rapidi, ma soprattutto orgoglio e dignità.
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