Era il 12 agosto, quando Ivan Juric dovette presentarsi in conferenza stampa per chiarire l’episodio che l’aveva visto protagonista, qualche giorno prima, assieme al ds Vagnati. Quella lite, quasi sfociata in una rissa, ripresa da uno smartphone probabilmente di un calciatore, sembrava dovesse presagire l’inizio di una stagione da incubo per il Torino e per il suo allenatore. Invece i granata, dopo 270’ dall’inizio del campionato, sono in vetta alla classifica della Serie A assieme ad altre sei squadre, tutte appaiate a 7 punti, frutto di due vittorie, ottenute entrambe in trasferta, e del pareggio casalingo maturato contro la Lazio (0-0). Il Torino è la prima sorpresa di questo campionato. Gioca bene, segna il giusto e subisce poco: 4 gol fatti equamente divisi tra Monza e Cremonese, e solo 2 reti incassate (fuori casa). Ma soprattutto non ha risentito dell’addio di Belotti, tantomeno dell’estate travagliata, divenuta infuocata dopo l’episodio che aveva coinvolto l’allenatore e il direttore sportivo. “L’ho provocato così tanto che quando ha reagito ho detto ‘oh, finalmente’”, spiegò Juric a giornalisti e tifosi, tornando alla lite con Vagnati ridimensionata con un laconico: “credo sia stato un bel momento anche per lui e per la sua carriera”. E forse è proprio grazie a quel siparietto di dubbio gusto, che Juric ha ricevuto i rinforzi che voleva. Era da 29 anni e dalla stagione 1992-1993 che il Torino non sostava in vetta alla classifica. Era la squadra del compianto Emiliano Mondonico, costruita dal tandem Moggi-Pavarese sulle prodezze di Aguilera e Casagrande, sulle geometrie a centrocampo di Vincenzo Scifo, sulle parate di Marchegiani e sulla ruvidità difensiva di Pasquale Bruno. A fine campionato arrivò nono in classifica, ma vinse la Coppa Italia, la quinta e ultima della sua storia. Anche quella stagione si aprì tra le polemiche: il presidente Borsano fu travolto da problemi economici e costretto a cedere alcuni pezzi pregiati della rosa, da Policano a Cravero, da Benedetti a Bresciani, fino a Gianluigi Lentini, che, per importanza, possiamo paragonare al Belotti del Torino attuale. Corsi e ricorsi storici che fanno sognare il popolo granata.