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Monza, Pablo Marì è uno dei feriti

Pablo Marì ha rischiato di morire, ieri sera, nell’agguato perpetrato da uno sconsiderato nel centro commerciale di Assago, in provincia di Milano. Il 46enne aggressore, probabilmente affetto da disturbi psichici, ha accoltellato cinque persone, tra cui il difensore del Monza, provocando la morte di un dipendente dell’ipermercato, deceduto per un fendente alla gola. Marì ha assistito impotente all’aggressione, colpito alla schiena da una coltellata che gli ha procurato una grave ferita: il calciatore sarà sottoposto a un intervento chirurgico per suturare la lesione muscolare, ma non corre pericolo di vita. È stato lo stesso Marì a raccontare la dinamica dell’accaduto, dopo aver parlato con Adriano Galliani e Raffaele Palladino nella stanza dell’ospedale Niguarda di Milano dove è stato trasportato in codice rosso. Il difensore era al centro commerciale con la moglie e il figlioletto, che spingeva all’interno del carrello per la spesa. All’improvviso ha sentito un fortissimo dolore alla schiena e subito dopo ha visto morire, davanti ai suoi occhi, il dipendente dell’ipermercato.“Probabilmente lo ha salvato la sua altezza”, ha dichiarato Galliani alla stampa. La coltellata, infatti, per poco non ha trafitto un polmone: fosse stato qualche centimetro più basso, probabilmente per il difensore non ci sarebbe stato scampo. Sempre Galliani ha riportato le prime parole di Marì: “Mi ha detto che ha avuto ‘buona suerte’, fortuna, perché poteva andargli sicuramente peggio. I tagli sono profondi, hanno lesionato i muscoli, ma non organi vitali. Ha ferite alla bocca, gli hanno messo due punti al labbro, ma non ricorda come se l’è procurata. Forse ha avuto una colluttazione. Pablo mi sembra lucido, mi ha detto che lunedì sera sarà in campo”. Ma i tempi di recupero potrebbero essere più lunghi. Intanto emergono nuovi risvolti sull’accaduto. A fermare l’aggressore è stato Massimo Tarantino, ex difensore di Napoli e Inter, ora responsabile dell’area tecnica della Spal. Ha bloccato l’uomo e lo ha consegnato ai Carabinieri della stazione di Corsico. “Non ho fatto nulla, non sono un eroe”, ha dichiarato il dirigente.
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