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Il Cosenza condanna il Brescia alla retrocessione, scontri tra ultras e forze dell’ordine al termine del match

È successo di tutto nella notte di ieri tra Brescia e Cosenza nel match di ritorno valevole per i play-out. Alla fine a spuntarla sono stati gli ospiti, grazie alla rete nel finale di Meroni, che ha condannato le Rondinelle alla retrocessione in Lega Pro, 38 anni dopo l’ultima volta.

Ma il risultato sportivo passa in secondo piano, soprattutto per quello che si è verificato nei minuti di recupero. Al 94′ la griffe del difensore rossoblù ha scatenato l’ira di una parte della curva nord del Brescia. Lancio di fumogeni e successivamente la carica contro le squadre della polizia in un epilogo amaro e pessimo per tutto il movimento italiano.

Dopo circa trenta minuti di stop la partita è stata sospesa definitivamente, con il Cosenza di Viali che per la seconda volta consecutiva (la prima contro il Vicenza l’anno scorso) riesce a mantenere le chiavi del Purgatorio della Serie B.

Le vicende extra-campo sono continuate fuori dal Mario Rigamonti, dove alcuni “ultras” biancazzurri hanno incendiato due autovetture, ferito uno steward (trasportato immediatamente agli Ospedali Civili di Brescia) e lanciato contro le forze dell’ordine lacrimogeni e petardi.

Una macchia incancellabile sia per la città di Brescia (designata Capitale della Cultura 2023) sia per appassionati e “tifosi civili”; in un gioco, quello del calcio, che alla fine dei conti ci fa battere sempre il cuore.

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