Si scrive Serie B, si legge “Campioni del Mondo 2006”. Il torneo cadetto ha accolto l’arrivo di Fabio Cannavaro, ex difensore di Napoli, Parma, Inter e Juventus, alla sua prima esperienza su una panchina italiana dopo le avventure esotiche in Cina, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Leader difensivo della Nazionale che alzò al cielo la Coppa del Mondo del 2006, Cannavaro si accomoda sullo scranno del Benevento e sarà il quarto cavaliere di quel Mondiale approdato in Serie B.
Sarà in buonissima compagnia tra Filippo Inzaghi e Fabio Grosso: il primo comanda la classifica alla guida della sorprendente Reggina, il secondo insegue a pochi punti di distanza trascinando il Frosinone, sempre più certezza della cadetteria. In quel Mondiale si invertirono i ruoli: Inzaghi, che fino a poco tempo fa era il miglior marcatore delle Coppe Europee, prima dell’avvento dei “mostri” Messi e Cristiano Ronaldo, nel 2006 partiva indietro nelle gerarchie di Lippi nel reparto offensivo. Eppure mise comunque il suo zampino con quel gol segnato alla Repubblica Ceca, quando scappò verso il portiere avversario accompagnato da Barone, per poi calciare in porta ignorando la corsa del compagno di squadra e confermando il suo noto egoismo sotto porta.
Grosso, invece, è rimasto nell’immaginario collettivo degli italiani per un Mondiale da favola: suo il guizzo contro l’Australia che provocò il rigore poi segnato da Totti negli ottavi di finale; suo il gol dell’1-0 contro la Germania, sempre suo il calcio di rigore, quello decisivo, in finale contro la Francia, che riportò la Coppa del Mondo in Italia a 24 anni di distanza dal trionfo dei ragazzi di Bearzot in Spagna.
In quella Nazionale giocavano anche Cannavaro, che fece partire l’azione del raddoppio anticipando i tedeschi padroni di casa con un doppio intervento difensivo da applausi, e Gianluigi Buffon, l’unico calciatore, di quel gruppo, ancora in attività. Difende i pali del Parma, a 44 anni già compiuti: il portierone salvò la porta azzurra con un volo sotto la traversa scacciando via l’inzuccata di Zidane. Chiuse il Mondiale senza subire gol su azione: uno glielo fece il compagno Zaccardo, l’altro Zidane su rigore.